La storia.
Chi definisce l' RFID una "nuova" tecnologia wireless, è molto probabile che non ne conosca la storia.
Di fatto, i primi dispositivi RFID, cioè sistemi che consentono via radio di trasmettere informazioni di identificazione su un determinato prodotto/oggetto, risalgono a circa sessant'anni fa.
Come per molte tecnologie di telecomunicazione attuali, infatti, l'impulso allo sviluppo dell'RFID è arrivato durante la Seconda Guerra Mondiale, per scopi bellici. Tale tecnologia è alla base ad esempio degli IFF (Identification Friend or Foe), i sistemi che consentono l'identificazione a distanza di aerei e navi militari.
Dalle applicazioni militari, la tecnologia si è poi evoluta per coprire anche applicazioni civili e già negli anni '60 è iniziata la commercializzazione dei primi sistemi EAS (Electronic Article Surveillance) per il controllo dei furti nei supermercati. All'epoca, le etichette radio consentivano l'invio di un singolo bit d'informazione (presente/assente) ed erano piuttosto ingombranti e costose.
E' negli anni '90 che l'RFID comincia ad avere delle applicazioni di massa, come ad esempio quelle per il pedaggio autostradale. In effetti, il sistema Telepass utilizzato da molti automobilisti italiani per pagare in modo automatizzato l'autostrada è un esempio di sistema RFID che già da alcuni anni viene comunemente sfruttato nel nostro Paese.
Gli sviluppi recenti, comunque, hanno consentito di fare passi da gigante a questa tecnologia, permettendo una miniaturizzazione e una riduzione dei costi straordinarie. Ora un'etichetta radio può essere grande poche decine di millimetri, non richiedere alcun tipo di alimentazione autonoma e costare pochi centesimi di euro.
Le dimensioni e i costi ridotti permettono l'inserimento di questo tipo di tecnologia di identificazione praticamente su qualsiasi tipo di prodotto, andando in prospettiva a soppiantare gli attuali codici a barre.
Come funziona.
L'elemento che caratterizza una soluzione RFID è il transponder o tag.
Si tratta di un componente elettronico, che può essere grande solo pochi millimetri, dove vengono memorizzati i dati di identificazione e che si occupa del controllo della ricetrasmissione dei dati. Il transponder può essere alimentato anche attraverso il campo elettromagnetico prodotto a distanza da un lettore e ricevuto attraverso un'antenna collegata al tag. Transponder e antenna sono infine inseriti in un supporto, che caratterizza l'uso specifico dell'RFID.
Ad esempio, è possibile realizzare RFID inseriti in etichette del tutto simili a quelle normalmente utilizzate nei capi di abbigliamento, oppure sotto forma di adesivi da applicare sulle confezioni di cartone dei prodotti.
Per accedere alle informazioni contenute nell'etichetta radio è necessario un lettore fisso o portatile, che nel caso di RFID passivi ha il compito anche di alimentare l'etichetta.
Il vantaggio offerto da questo tipo di tecnologia rispetto ai sistemi di identificazione attualmente più utilizzati, cioè i codici a barre, è che il lettore non ha bisogno di avere la visibilità ottica rispetto all'etichetta. Inoltre, le etichette radio possono essere contenute all'interno dei prodotti ed essere lette anche in più esemplari contemporaneamente. Le differenze rispetto ai metodi di identificazione tradizionali non finiscono qui.
Il progresso della tecnologia ha permesso l'inserimento all'interno del tag di memorie non volatili di qualche kilobyte, che quindi possono contenere informazioni molto articolate sul prodotto. Non solo: è possibile realizzare RFID che non si limitano a trasmettere informazioni, ma consentono anche di riceverne e aggiornare di conseguenza i propri dati. In questo caso, l'etichetta radio diventa un sistema di identificazione che può tenere traccia della storia di un prodotto durante il suo trattamento.
La distribuzione delle informazioni
La possibilità di aggiornare i dati contenuti all'interno dell'RFID ha fatto nascere il concetto di sistemi informativi "distribuiti", dove con questo termine non si intende la normale distribuzione delle informazioni che avviene sulle reti cablate o wireless.
Con l'RFID si può arrivare a concepire un sistema nel quale ogni oggetto trattato ad esempio all'interno di una fabbrica sia "proprietario" di un suo set di dati, che vengono comunicati e aggiornati a distanza in corrispondenza dei lettori. Una visione di questo tipo, combinata magari con le tecnologie di comunicazione in continua evoluzione, ha fatto parlare ad alcuni di una futura "Internet delle cose", contrapposta o complementare all'attuale "Internet delle persone".
Al di là delle visioni più innovative, comunque, la tecnologia RFID odierna trova applicazioni pratiche in diverse aree.
Attualmente si parla spesso di progetti pilota o comunque limitati ad ambiti piuttosto ristretti, ma molti di essi sono il trampolino di lancio per implementazioni su larga scala.
Alcune delle applicazioni:
- Sensori di rilevamento persone in pericolo in edifici o siti a rischio (raffinerie, miniere, ecc.)(2009)
- Integrazione con tecnologie NFC per nuove soluzioni di pagamento (2009)
- Informazioni generali automatiche e interattive in ambienti sotto controllo (2009)
- Check-in automatici in ambito aeroportuale (2008)
- Protezione merci dai furti nei grandi magazzini (2008)
- Pagamenti semplici di prodotti avvicinando un telefonino alla cassa di negozi, autobus, cinema, stadi (2007)
- Identificazione a radio frequenza dei mezzi di trasporto pesanti in ambito portuale (2007)
- Protezione della movimentazione di merci e bagagli in siti estesi (2006)
- Tracciabilità dei pazienti con i loro dati clinici negli ospedali (2006)I
- Identificazione dei clienti e relativo pagamento nelle linee metropolitane, per agevolare i flussi (2006)Pro
- Protezione nelle biblioteche pubbliche (2005)